Cookie Consent by Free Privacy Policy website Glissements progressifs du plasir di Eleonora Roaro, H. & Altalen’s Hat Journey Chapter Five
dicembre 11, 2015 - Altalen

Glissements progressifs du plasir di Eleonora Roaro, H. & Altalen’s Hat Journey Chapter Five

Altalen è un brand di cappelli, è un laboratorio creativo, è un atelier dove si realizzano copricapi come sculture erranti, a mano e su misura. Pezzi unici o collezioni di prêt-à-porter. È un progetto artistico di Elena Todros e Antonina De Luca che cerca condivisioni e corrispondenze nel mondo dell’arte e della fotografia.
Da questo concept nasce il quinto capitolo dell’ H. & Altalen’s Hats Journey: Glissements progressifs du plaisir di #eleonoraroaro con Helen Nonini, un omaggio alla bellezza e al cinema.
L’artista realizza tanti fotogrammi che si rincorrono rapidamente e nei quali possiamo intravedere minime variazioni che creano l’illusione del movimento. Questi spostamenti progressivi pongono l’accento non tanto sull’oggetto quanto sulle azioni, spesso automatiche o rituali. Ne risulta che ogni gesto si ripete all’infinito, come ogni gesto della vita.
Eleonora Roaro evoca un’epoca lontana: quella delle dive del cinema muto, fatta di primi piani, in cui non è la parola ad essere al centro di tutto ma il volto. In queste pellicole in bianco e nero sono le minime variazioni dello sguardo e i gesti infinitesimi a comunicare. Il cappello sembra essere così un’estensione del pensiero, non più un semplice oggetto da indossare.

ll progetto #altalen nasce come un gigantesco condensatore in cui si raccolgono tutte le correnti che hanno animato e ancora animano la memoria relativa al copricapo in Europa ma non solo. L’obiettivo non è illustrare i meccanismi di tradizione di temi e figure relative al copricapo bensì di evocarne un elevato numero al fine di esorbitarne, per ciascuno, le qualità più interessanti, potabili per il contesto semantico, contemporaneo del “cappello”. Questi segni/oggetto si prefiggono di entrare in risonanza emotiva con chi li indossa e con chi li osserva, muovendosi nello spazio come sculture in movimento. 

Azzardo per definire esse/i (queste sculture/copricapo) il termine warburghiano di Pathosformeln, formule espressive dell'emozione, per il particolare riguardo che esse/i esprimono nella ripresa di moti, gesti e posture che esprimono l’intera gamma dell’eccitazione emozionale (l'aggressione, la difesa, il sacrificio, il lutto, la malinconia, l'estasi, il trionfo, etc.). Si tratta di Pathosformeln, a mio avviso, anche per l’esito spontaneo dell'istinto gestuale umano che significano. Sono sculture perché l’azione dell’artista originariamente riuniva tutte le attività umane frutto di ingegno e di abilità manuale e tecnica rivolta alla materia.
L’arte così torna ad essere un'interfaccia tra pensiero e τέχνη (téchne) e può essere intesa come un’azione volta all’esplicitazione delle proprietà latenti della materia oltre la disponibilità del materiale. Estensione del corpo e del pensiero, il copricapo viene studiato da #altalen anche per esplicitarne la sua natura di protesi, dal latino prothesis, dal greco πρόθεσις, dal verbo protìthemi (io pongo innanzi), per giungere quindi a pensare in termini di progetto per ciò che ci trasmette l’etimologia che viene dal francese project, dal verbo projecter che significa anche proiettare e per estensione di processo logico anche pensare oltre; questo percorso avvicina definitivamente #altalen al percorso artistico e al confronto con altri artisti.
Alla base di ogni oggetto creato da #altalen c’è un collage ideale o reale che sia. Si tratta soprattutto di collage di segni normalmente considerati inconfrontabili. Ci sono i colori di Braque, delle settecentesche dimore torinesi e i colori dell’arte rurale. Ma non solo: li accomuna la ricerca di zone iconografiche diverse che possono anche rifarsi a culture fuori gioco o quelle arcaiche di cui non capiamo le logiche, o quelle delle suburbie di tutto il mondo che nascono da scontri e incontri imprevedibili. I loro collage diventano “pollage”, “rollage”, “chiasmage”, “stratificazione”. Per #altalen le immagini di partenza vengono affettate e ricomposte a sezioni giustapposte, così che l’immagine sembra dilatarsi e mutare la sua condizione temporale in una condizione poetica ma anche ironica, carica di sensualità.
Marco Tagliafierro


Glissements progressifs du plasir
di Eleonora Roaro
H. & Altalen’s Hat Journey Chapter Five
LUNEDÌ 14 DICEMBRE 2015 – H. 18.30 VIA CELLINI 21, MILANO