Cookie Consent by Free Privacy Policy website Lisetta Carmi. Voci allegre nel buio Fotografie in Sardegna 1962-1976 a cura di Luigi Fassi e Giovanni Battista Martini
gennaio 19, 2021 - Museo Man Nuoro

Lisetta Carmi. Voci allegre nel buio Fotografie in Sardegna 1962-1976 a cura di Luigi Fassi e Giovanni Battista Martini

Martedì 19 gennaio 2021 - Domenica 13 giugno 2021*

MAN Museo d’Arte Provincia di Nuoro

Via Sebastiano Satta, 27 - 08100 Nuoro

Il MAN Museo d’Arte Provincia di Nuoro presenta da martedì 19 gennaio 2021 a domenica 13 giugno 2021* una grande antologica dedicata a #lisettacarmi (Genova, 1924), una delle più significative protagoniste della fotografia italiana del secondo dopoguerra.

La #mostraLisetta Carmi. Voci allegre nel buio. Fotografie in Sardegna 1962-1976” è curata da Luigi Fassi e #giovannibattistamartini e si inserisce nell’ambito della ricerca condotta dal MAN sulla relazione tra i grandi fotografi italiani e la Sardegna; un dialogo estetico che vede nella retrospettiva dell’anno scorso sull’opera di Guido Guidi il suo precedente interlocutore.

La rassegna porta alla luce un capitolo inedito della fotografia di #lisettacarmi, quello dedicato alla Sardegna, riunendo centinaia di scatti in bianco e nero realizzati tra il 1962 e il 1976 durante numerosi e ripetuti soggiorni nell’isola.

Completa il percorso espositivo una serie inedita di diapositive a colori che ritraggono i paesaggi dell’entroterra sardo, con boschi, fiumi e laghi colti nella loro dimensione più arcana ed evocativa.

Due sezioni della #mostra sono poi dedicate alla serie de I Travestiti (1965-1971) e agli operai del porto di Genova (1964).

La prima è l'esito degli anni di frequentazione dedicati da #lisettacarmi alla comunità dei travestiti di Genova, relegata ai margini della società, condividendo con empatia un quotidiano che contrappone alla marginalizzazione sociale momenti di vita in comune.

La seconda è l'esito di un servizio fotografico del 1964 sui lavoratori del porto del capoluogo ligure, realizzato con l'obiettivo di denunciare le durissime condizioni del lavoro.

Lisetta Carmi entra in contatto con la Sardegna nei tardi anni Cinquanta, seguendo le cronache in cui Maria Giacobbe narrava per la rivista Il Mondo le proprie esperienze di maestra elementare a Orgosolo, successivamente confluite nel volume pubblicato per Edizioni Laterza Diario di una maestrina (1957). Nel primo viaggio del 1962 Carmi si reca nel piccolo paese sardo per conoscere dal vivo i bambini di Maria Giacobbe, raccontando con i propri scatti la dura quotidianità della vita in quel territorio.

Il rapporto di Carmi con la Sardegna s’intensificherà progressivamente a partire da quel primo viaggio: la trama dei suoi interessi si allargherà sino a narrare tutto il mondo della Barbagia, i suoi abitanti, il ruolo delle donne e la realtà del lavoro. Un’attenzione particolare viene riservata all’influenza della musica nella vita quotidiana delle comunità locali e al persistere di riti e tradizioni, come la “Candelaria” di Orgosolo.  Nel  suo  testo  in  catalogo, Lisetta Carmi in Sardegna: cronistoria di un percorso d’amore, #giovannibattistamartini a questo proposito nota: (Carmi) sottolinea ancora il suo interesse verso la musica e il canto nel testo Il Capodanno di Orgosolo: La festa della Candelaria e scrive: (…) Gruppi di donne (per lo più quattro) cominciano a girare per il paese, si fermano vicino alle case dei giovani sposi e cantano brevi canti di augurio. Nel buio si sentono queste voci allegre (…).

Nel 1976 la Dalmine la incarica di realizzare due volumi fotografici rispettivamente dedicati alle acque di Sardegna e Sicilia. La pubblicazione sui fiumi, i laghi e la presenza delle acque nel mondo sardo non vedrà mai la luce, ma di quel progetto rimane un diario in cui Carmi annota passo dopo passo questo percorso fotografico, lasciando un’intensa testimonianza del suo ultimo viaggio in Sardegna.

Nel corso della propria carriera di fotografa, iniziata nel 1960 e conclusasi nei primi anni Ottanta, #lisettacarmi ha documentato soprattutto condizioni di marginalità lavorativa ed esistenziale, testimoniando situazioni di subordinazione e disagio con rispettosa partecipazione e profondo interesse socio-antropologico.

Per l’artista la macchina fotografica non è solo uno strumento atto a cogliere l’estetica dell’attimo, ma è mezzo per costruire racconti duraturi attraverso sequenze narrative per immagini. L’aspetto narrativo è per altro potenziato dalle didascalie che Carmi annotava sul retro delle proprie stampe in cui vengono accuratamente descritte la scena e la situazione ritratte in ciascuna di esse. Lo stare in un luogo diventa per #lisettacarmi la forza catalizzatrice per costruire un racconto al contempo antropologico e paesaggistico, in cui l’umano e il naturale si fondono fino a sparire l’uno nell’altro. Città come Genova, Roma e Parigi, ma anche paesi come Venezuela, Colombia, Messico (1969) - e come Afghanistan, Turchia, Pakistan, India, Nepal (dal 1970), sono per lei fertile terreno di investigazione.

Anche in Sardegna Carmi, come sempre nella sua attività, non predetermina i dettagli degli scatti ma persegue la creazione di un flusso narrativo in cui predomina l'attenzione alle persone, alla loro vita e ai loro volti. Interni ed esterni, primi piani e prospettive, ombre e tagli di luce si alternano con sensibilità drammatica nelle foto in #mostra e testimoniano un rapporto emotivamente partecipe con le donne, gli uomini e i bambini da lei incontrati, rivelando una #lisettacarmi capace di interpretare a fondo il mondo antropologico della Sardegna.

A oltre cinquant'anni di distanza si può osservare la sensibilità dell'artista nel raccontare con palpitante empatia la vita sociale nelle zone rurali dell'isola ma anche i mutamenti del territorio, la sua “capitalizzazione paesaggistica” concretizzatasi per esempio attraverso l'invenzione della Costa Smeralda, con i primi cantieri voluti dall'Aga Khan e con la nascita dell'industria del turismo, in rapido sviluppo dalla metà degli anni Sessanta.

Luigi Fassi afferma Lo studio dell'archivio di #lisettacarmi ha rivelato come le foto da lei realizzate in Sardegna - in larga parte inedite - testimoniano tutti i temi oggetto delle sue ricerche tra gli anni sessanta e settanta. Sono immagini che raccontano le trasformazioni in corso nell'isola e in Italia in quegli anni, manifestando la forza di intuizione e immedesimazione con cui Carmi ha percorso le strade del mondo dando voce a chi era ai margini”.

La #mostra è accompagnata da un ampio catalogo monografico edito da Marsilio e corredato da saggi critici di Etienne Bernard, Nicoletta Leonardi, #giovannibattistamartini e #luigifassi.

Da martedì 19 gennaio a domenica 13 giugno 2021*, il MAN di #nuoro presenta inoltre il progetto espositivo D’oro e verderame, una selezione di opere tratte dalla collezione permanente del museo. Il percorso ricostruisce la riflessione portata avanti dagli artisti del Novecento sardo sul tema del paesaggio attraverso alcune delle opere più rappresentative conservate nella collezione del museo. Il tema del paesaggio è intensamente frequentato dai protagonisti della scena artistica del primo Novecento nell'isola e si rinnova costantemente nelle interpretazioni delle opere degli artisti successivi. Sfondo cromatico per il dispiegarsi di sagre e processioni o ambiente incontaminati in cui si muovono esili figure femminili, è trattato spesso come soggetto autonomo nella resa degli aspetti più caratteristici dell’ambiente sardo così come nella contemplazione poetica della natura. 

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