Cookie Consent by Free Privacy Policy website Dal Tempio di Le Duc (prorogata) a The Flat Earth di Flaccus con una segnalazione per Ducrot
gennaio 12, 2022 - Mac Maja Arte Contemporanea

Dal Tempio di Le Duc (prorogata) a The Flat Earth di Flaccus con una segnalazione per Ducrot

PIERRE-YVES LE DUC   \   IL TEMPIO La #mostra è prorogata fino al 22 gennaio 2022

In principio è il corpo, ma non la totale vastità della sua esistenza, bensì quella parte più intima ed erotica quale l’organo sessuale femminile. L’essenza della caratterizzazione corporea nell’opera di #pierreyvesleduc passa attraverso una dinamica propriamente
sessuata. Nulla è nascosto ma tutto è esposto, con scienza dipinto. Il
segno è visibile sulla tela e viene accuratamente ripetuto. Ridondante
e gestuale, adombrato come le opere calligrafiche orientali, ha
qualcosa di estatico, prende spazio, assume una forma di maniera,
una potenza propria. Fa riferimento a quella matrice corporea,
erotica, ma assume per forma e distinzione una essenza diversa.

Parla del fare pittura oggi. Guardiamo evidentemente un organo sessuale femminile ma allo stesso tempo, attraverso il sapiente e lungo lavoro dell’artista, siamo trasportati nella dimensione interrogativa dell’arte. Cosa fare oggi, e come farlo? Le Duc ci riporta a una grammatica essenziale. Basica si direbbe, eppure possiede una maniacale attenzione a ogni dettaglio, al singolo movimento del pennello sulla tela. Le Duc sta dando una risposta al proprio percorso, sta consapevolmente rispondendo all’interrogativo primario ed estetico dell’arte. Compie una scelta radicale, quella di parlare di eros, e di perseverare in questo discorso. L’eros viene però trattenuto, raffreddato da una pratica pittorica consolidata. È il pennello che disegna quasi maniacalmente quell’organo dal quale si origina il mondo. Attraverso la lunga frequentazione della pittura il gesto di Le Duc diventa freddo, privo di sbavature, un gesto puro che si dipana sulla tela. Sulla tela, nient’altro. Quel gesto è forte, eppure labile allo stesso tempo. Illumina la tela, ma bisogna andare a cercarlo. Sì l’eros c’è, e c’è l’origine del mondo; tuttavia, Le Duc ricopre tutto con un velo di colore. Scompare dunque quel gesto primigenio che tanto appartiene alla sua pratica. Si maschera, si nasconde, diventa impercettibile. Perfetto nella sua resa, quel gesto la cui forza e potenza permangono va ricercato. L’eros viene quindi mostrato e negato allo stesso tempo.

L’origine delle nostre sensazioni – il corpo, se vogliamo allargare il discorso – l’origine della definizione dell’essere sessuato della donna, l’origine del mondo, non è immediatamente leggibile. Non si ricerca la provocazione di un tema caro alla storia dell’arte. L’attenzione è tutta per la semantica della pittura, i suoi elementi e strumenti, e per quel velo blu che compare sulle tele di Le Duc. Gesto e velo si appropriano dell’eros. Certamente, non è una operazione immediata: prima mostrare, poi celare. L’artista sembra volerci trarre in inganno. Ci conduce comunque sulla via della costante ricerca della perfezione pittorica. Il velo è una sapiente operazione, delicata, con la quale Le Duc cela, o potremmo dire destabilizza, l’oggetto primario del suo dipinto.

E lo fa con il colore blu, quel colore che molto lascia immaginare. Il blu è un colore simbolico: narra di cieli e infiniti, ha una connotazione molto chiara in #arte. Quindi, all’emancipazione del segno dal suo significato più spudorato viene applicata una mano di un colore che infonde serenità. Potrebbe essere una cautela, una volontà di preservare l’oggetto erotico o meglio il soggetto erotico, proteggerlo, giocare di astuzia per destabilizzare il fruitore.

Quel blu è un gioco sapiente dell’artista. Preserva la corporeità, l’eros, l’organo sessuale femminile, mette e stabilisce la distanza. Tuttavia, è un blu suadente che invita anche a entrare nell’opera. Il blu attrae lo sguardo e se da una parte cela, di certo dall’altra ci conduce dritti al cuore dello scandalo, una corporeità particolarmente esplicita. Che la plasticità degli elementi – la semantica, appunto – non tragga in inganno: la maniera di Le Duc cerca la perfezione nella ripetizione, vuole dimostrare quanto quella primigenia corporeità sia tempio, da rispettare e comprendere.

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare