Cookie Consent by Free Privacy Policy website Settima edizione del concorso - annunciato oggi il vincitore, è Hicham Gardaf (Tangeri, 1989)
gennaio 25, 2023 - Fondazione MAST

Settima edizione del concorso - annunciato oggi il vincitore, è Hicham Gardaf (Tangeri, 1989)

La Fondazione MAST presenta da mercoledì 25 gennaio le opere dei cinque finalisti della settima edizione del "MAST Photography Grant on Industry and Work", concorso fotografico su industria e lavoro dedicato ai talenti emergenti: Farah Al Qasimi, Hicham Gardaf, Lebohang Kganye, Maria Mavropoulou, Salvatore Vitale.

Questi giovani fotografi, selezionati tra cinquantatré candidati provenienti da tutto il mondo, hanno sviluppato un progetto originale e inedito per la #fondazionemast. Il vincitore è stato annunciato oggi: è Hicham Gardaf (Tangeri, 1989) con il progetto In Praise of Slowness, selezionato dalla Giuria composta da Isabella Seràgnoli, François Hébel, Milo Keller, Michael Mack, Simon Njami, Alona Pardo, Giovanna Silva, Urs Stahel, Francesco Zanot. La menzione speciale della Giuria è andata a Lebohang Kganye.
In #mostra, allestita nelle Photo Gallery a cura di Urs Stahel, sono esposti anche i lavori dei ventiquattro finalisti delle precedenti edizioni del concorso, a formare una grande e multiforme rassegna, una sorta di giro del mondo per immagini, che vuole celebrare sia il decennale di MAST, sia i quindici anni di impegno nell'organizzazione del Grant per i giovani fotografi (il primo è stato assegnato nel 2008).
"La #fondazionemast, attraverso il MAST Photography Grant on Industry and Work - spiega Urs Stahel - offre a giovani fotografi l'opportunità di confrontarsi con le problematiche legate al mondo dell'industria e della tecnologia con i sistemi del lavoro e del capitale, con le invenzioni, gli sviluppi e l'universo della produzione. E spesso, il loro sguardo innovativo e inedito ci costringe a scontrarci con incongruenze, fratture, fenomeni e forse perfino abissi che finora avevamo trascurato o cercato di non vedere".

cinque i progetti dei finalisti affrontano i mutamenti che interessano la rapida trasformazione del mondo del lavoro: "Quando parliamo di rivoluzione industriale - scrive Urs Stahel nel testo introduttivo del catalogo - solitamente facciamo riferimento a un arco temporale che interessa gli ultimi 250 anni, caratterizzato dallo sviluppo tecnico e tecnologico. (...) Negli ultimi 250 anni, tuttavia, lo sviluppo della tecnologia, della scienza e dell'economia è stato così rapido, dinamico e radicale da dare luogo a una vera e propria rivoluzione permanente, che ha stravolto la vita delle generazioni che si sono succedute scuotendola sin nelle fondamenta".
 
I progetti selezionati di questa settima edizione del concorso sono diversi tra loro, ma legati dall'attualità del tema affrontato e caratterizzati dalla molteplicità dei mezzi di rappresentazione scelti.

  • Farah Al Qasimi (Abu Dhabi, 1991), si concentra sulla grande comunità araba di Dearborn, nel Michigan, città natale di Henry Ford nonché sede storica della Ford Motor Company, che #mostra un carattere ibrido ed è espressione di due culture, quella araba e quella statunitense.

  • In Praise of Slowness di Hicham Gardaf (Tangeri, 1989), vincitore della settima edizione del concorso, è una lode alla lentezza: il fulcro tematico è rappresentato dal contrasto tra la parte prospera, florida e in espansione della città di Tangeri, e il fascino antico del suo centro storico, con l'ombra fresca alla base delle mura che ne marcano il perimetro, il passo lento e riflessivo delle persone e dei venditori ambulanti.
  • Lebohang Kganye (Johannesburg, 1990), autrice di un lavoro che non è solo fotografico, propone nel progetto Keep the Light Faithfully narrazioni di grande effetto e profondità. L'artista ha ricevuto la menzione speciale della Giuria. In una sorta di teatro delle ombre cinesi, Lebohang Kganye inscena momenti di vita sudafricana con sagome di personaggi fotografati, ritagliati e applicati su cartone, in ambientazioni valorizzate da una sapiente illuminazione teatrale.
  • L'opera di Maria Mavropoulou (Atene, 1989) In their own image, in the image of God they created them si avvale dell'intelligenza artificiale e in particolare di un software di conversione text-to-image grazie al quale prende vita una molteplicità di immagini così suggestiva, che ci spinge a domandarci se l'intelligenza artificiale resterà sempre vincolata alla realtà mediante la #fotografia, oppure se un giorno sarà in grado di realizzare un'opera d'arte più significativa in autonomia.
  • Salvatore Vitale (Palermo, 1986) realizza Death by GPS: un progetto sul legame tra la gig economy e l'attività mineraria nella regione del Gauteng, in Sudafrica. Il montaggio in rapida sequenza accosta fotografie documentarie di eventi reali e riprese video di sabotaggi inscenati, invitando chi osserva a riflettere sullo sfruttamento dei gig workers nel tardo capitalismo.Il catalogo, pubblicato dalla #fondazionemast in versione italiana e inglese, è a cura di Urs Stahel e contiene i testi di Negar Azimi, Federica Chiocchetti, Dominik Czechowski, Elvira Dyangani Ose, Nikolas Ventourakis, i selezionatori dei cinque artisti.
     
    Nato nel 2007 per sostenere la ricerca sull'immagine dell'industria e del lavoro e dare voce ai talenti emergenti, il MAST Photography Grant on Industry and Work, promosso dalla #fondazionemast, consente ai giovani fotografi che vincono la borsa di studio di sviluppare un progetto sui temi in questione e di realizzare una #mostra accompagnata da un catalogo. Nel tempo il concorso ha contribuito alla creazione di una raccolta fotografica di artisti contemporanei che ora fanno parte della storica e articolata collezione di #fotografia industriale della #fondazionemast.
     
    La #mostra sarà come sempre animata da eventi a ingresso gratuito su prenotazione, visite guidate e percorsi didattici per i più piccoli e per gli studenti.